I LED per l’illuminazione hanno sicuramente cambiato il mondo delle luce artificiale e – a parte alcuni aspetti negativi di cui parleremo in un prossimo articolo – godono di talmente tanti vantaggi da aver monopolizzato di fatto il mercato: oggi è facile trovare lampade o apparecchi a led con costi alla portata di tutti e concorrenziali.
Molto spesso però il basso prezzo è indice di prodotti di altrettanto bassa qualità dove, non solo non vengono garantite le performance attese di durata e flusso luminoso, ma possono sussistere problematiche di sicurezza per gli utenti.
Nel 2010 l’agenzia francese ANSES – Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation, de l’environnement et du travail ha pubblicato il dossier “Systèmes d’éclairage utilisant des diodes électroluminescentes: des effets sanitaires à prendre en compte” contenente i risultati di uno studio sui possibili rischi derivanti dall’uso di lampade a LED [qui la documentazione ANSES].
Immeditamente è stata presentata al Senato italiano un’interrogazione parlamentare da parte dei Senatori Poretti e Perduca alla quale ha risposto il Ministro della Salute Ferruccio Fazio [qui il testo dell’interrogazione] che, riportando le valutazioni acquisite dall’Istituto Superiore di Sanità, confermava l’esistenza di problematiche sanitarie.
Le sorgenti a LED presentano infatti alcune caratteristiche potenzialmente dannose:
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- un’elevata radianza (ovvero un’alta brillantezza) dovuta alle dimensioni puntiformi della superficie emittente;
- uno spettro di lunghezze d’onda fortemente spostato verso la regione blu dello spettro luminoso visibile.
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Rischi connessi ad una luminanza troppo elevata
L’elevata radianza (o luminanza) è causa di fenomeni di abbagliamento con una conseguente riduzione della funzionalità visiva che può essere debilitante o fastidiosa.
Nel caso di abbagliamento debilitante la visione degli oggetti viene resa istantaneamente difficoltosa ed il fastidio è tale che naturalmente le palpebre si chiudono e si distoglie lo sguardo dalla sorgente: è una condizione reversibile e non si hanno danni per la salute (a meno di non insistere forzatamente nella visione), ma solo il rischio di incidenti per l’improvvisa impossibilità a vedere.
L’abbagliamento fastidioso è invece un fenomeno meno accentuato in intensità e che produce una sensazione sgradevole senza per questo disturbare la visione degli oggetti: in queste condizioni non scattano reazioni automatiche di protezione del nostro corpo che può subire a lungo il disagio con conseguente stress, difficoltà di concentrazione e affaticamento visivo.
Rischi connessi alla luce blu
Per costruzione i LED a luce bianca (sia con temperatura di colore calda che fredda) emettono una componente di luce blu con lunghezze d’onda comprese tra 380 e 490nm delle quali non abbiamo evidenza visiva, ma che possono comportare effetti sanitari a carico dell’occhio per il verificarsi di meccanismi di tipo fotochimico.
Particolarmente importante risultano essere le lesioni alla retina nel qual caso si parla comunemente di danno fotobiologico da luce blu: il suo livello dipende dalle dosi di luce accumulate, anche poco intense, ma ripetute e prolungate nel tempo.
Le popolazioni soggette a rischio fotobiologico da luce blu sono i bambini (a causa della trasparenza del cristallino alla luce blu), le persone prive di cristallino o con cristallino artificiale, quelle affette da patologie retiniche, i soggetti sensibili alla luce o che assumono sostanze fotosensibilizzanti. Molto più esposti risultano essere i lavoratori in particolari settori di attività, quali gli installatori di impianti di illuminazione, i lavoratori dell’industria, dello spettacolo, gli addetti ai controlli di qualità, il personale di sala operatoria, gli addetti alla fototerapia, ecc.
Legislazione e normativa
Allo stato attuale gli unici due riferimenti esistenti risultano essere il Decreto Legislativo 81/2008 Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e la norma tecnica IEC EN 62471.
Il D. Lgs. 81/08 e il suo provvedimento integrativo e correttivo D. Lgs. 106/2009 pone in capo alle aziende e al datore di lavoro precisi obblighi di valutazione e gestione dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori, tra i quali appunto l’eventuale rischio fotobiologico derivante dall’esposizione a radiazioni ottiche artificiali (ROA) come riportato al capo V – art. 216.
La norma tecnica di riferimento è la IEC EN 62471 che prevede solo i metodi di misura e fornisce una classificazione delle sorgenti in Gruppi di rischio in base alla pericolosità, senza tuttavia fornire indicazioni su eventuali soglie di sicurezza e limiti.
I Gruppi di rischio sono definiti in base ai tempi di esposizione e vengono riportati di seguito:
Gruppo | Rischio | Stima del rischio | Pericolo | Note |
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ESENTE | esente | Nessun rischio fotobiologico | Assenza di pericolo | I limiti sono calcolati con tempi di esposizione molto lunghi e ne deriva che i livelli prescritti per questo gruppo non sono mai in grado di causare un pericolo anche in seguito ad esposizioni prolungate nel tempo. |
GRUPPO 1 | basso | Nessun rischio fotobiologico nelle normali condizioni di impiego | Assenza di pericolo derivante da una limitata emissione di radiazione intrinsecamente propria del prodotto | I limiti sono calcolati con tempi di esposizione inferiori che garantiscono un’esposizione sicura in seguito alla naturale limitazione dovuta al normale utilizzo. |
GRUPPO 2 | medio | Non presenta rischio in condizioni di riflesso naturale di avversione alla luce o effetti termici | Pericolo dovuto principalmente a effetti fotochimici e termici | La sorgente non provoca un rischio grazie ad una reazione istintiva e spontanea in chi guarda sorgenti di luce molto luminose o in seguito ad una sensazione di disagio termico. |
GRUPPO 3 | alto | Pericoloso anche per esposizioni momentanee | Pericolo presente anche in caso di esposizione breve e limitata | La sorgente può costituire un rischio anche in seguito a un’esposizione momentanea o breve. |
Al momento non esiste alcun obbligo di riportare sulle confezioni delle lampade LED il gruppo di rischio di appartenenza.
Conclusioni
Visti i rischi insiti nella tecnologia dei led luminosi, possiamo fidarci di queste nuove fonti di luce?
La risposta è ovviamente positiva purché ci si affidi a prodotti di qualità e venduti al giusto prezzo.
Le case costruttrici più serie infatti sono molto attente alle problematiche legate alla salute e ovviamente adottano tutti i mezzi per produrre sorgenti luminose sicure.
Quindi quando vogliamo acquistare una lampada o un apparecchio a led seguiamo queste semplici regole e non avremo problemi:
1) diffidare di prodotti di costo eccessivamente basso
2) acquistare solamente prodotti di case costruttrici note evitando marchi esotici o sconosciuti
3) acquistare esclusivamente prodotti sui quali sia stato dichiarato un Gruppo di rischio ESENTE o al massimo GRUPPO 1
4) evitare prodotti sulla cui confezione non sia stato dichiarato il Gruppo di rischio.
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